L'87% di chi lo prova lo ricompra. Ecco perché.
Ciao, e come ogni settimana eccomi con una nuova Pillola DIVINO, piccola ma densa di gusto e consigli utili.
C'è una parola che vedi spesso sulle etichette: cuvée. Può nascondere un segreto bellissimo.
Partiamo dall'inizio.
Un vino monovitigno è fatto con un solo
tipo di uva. Un solo vitigno. Come un violino che suona da solo.
Può essere meraviglioso, certo. Pulito, riconoscibile, diretto. Ma è una voce sola.
Una cuvée, invece, è un'altra storia.
È quando metti insieme vitigni diversi.
Ognuno porta qualcosa: uno la morbidezza, uno la struttura, uno il profumo.
Immagina un'orchestra.
Ogni vitigno è uno strumento diverso. Uno porta morbidezza, uno struttura, uno profumo.
Da soli suonerebbero bene. Ma insieme? Creano una sinfonia perfetta.
Il segreto della cuvée è trovare l'armonia.
Non basta mescolare vitigni a caso. Devi sapere quale percentuale di ognuno, come si sposano, come si completano.
È come dirigere un'orchestra. Se sbagli le proporzioni, è caos.
Ma quando riesci a trovare l'equilibrio perfetto, nascono i capolavori. Solo le cuvée fatte bene diventano grandi vini.
E quando funziona davvero, quando l'orchestra suona perfettamente, succede qualcosa di speciale.
Il vino non ha più il sapore di un singolo vitigno. Ha il sapore dell'uva. Pura, vera, completa.
Per il mio Anghelus, ho trovato questa armonia.
I più pregiati vitigni dei Colli Orientali del Friuli, vinificati insieme come facevano i nostri nonni.
Con tempo, con cura. Senza fretta.
Quando lo bevi, hai la sensazione di bere un sacco di uva. Pura, vera.
Ha quella consistenza dei vini di una volta. Quelli dei nostri nonni. Vini che ricordi.
Il motto di questo vino è: chi lo compra, lo ricompra.
E i numeri lo dimostrano: l'87% dei clienti lo riordina dopo averlo assaggiato la prima volta.
Non lo dico solo io.
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Due versioni:
• Anghelus Rosso → Strutturato ma gentile
• Anghelus Bianco → Fresco con personalità
